lunedì 23 settembre 2013

GUERRA PACE VIAGRA COSCIENZA


23 Aprile 1971 Commissione del Senato Americano sulle Relazioni Estere.

Vorrei parlare per conto di tutti questi veterani e dire che diversi mesi fa a Detroit abbiamo avuto un’indagine durante la quale oltre 150 veterani congedati con onore, e molti con alte decorazioni, hanno testimoniato sui crimini di guerra commessi nel sudest asiatico. Questi non furono isolati incidenti ma crimini commessi quotidianamente con la piena consapevolezza degli ufficiali a ogni livello di comando. E’ impossibile descrivervi esattamente cosa accadde a Detroit – le emozioni nella sala e i sentimenti degli uomini che stavano rivivendo le loro esperienze in Vietnam. Essi rivissero l’orrore assoluto di ciò che questa nazione, in un certo senso, li costrinse a fare.

Essi raccontarono che a volte avevano personalmente stuprato, tagliato orecchi e teste, fissato cavi di telefoni portatili ai genitali e dato corrente, tagliato arti, fatto esplodere corpi, sparato a caso sui civili, raso al suolo villaggi in maniera simile a Gengis Khan, ucciso bestiame e cani per divertimento, avvelenato scorte di cibo e in genere devastato le campagne del Sud Vietnam in aggiunta alla normale devastazione di guerra e alla normale e molto particolare distruzione compiuta dall’applicazione della potenza di bombardamento di questa nazione (gli USA).

.Noi dovremmo ritornare in questo paese, dovremmo essere quieti, dovremmo mantenere il silenzio, non dovremmo dire cosa accadde in Vietnam; ma noi sentiamo di dover parlare a causa di ciò che minaccia questo paese, non i comunisti, ma i crimini che noi stiamo commettendo.

Nella nostra opinione e dalla nostra esperienza, niente può succedere nel Sud Vietnam che realisticamente possa minacciare gli Stati Uniti d’America. E tentare di giustificare la perdita di una vita americana in Vietnam, Cambogia o Laos collegando tale perdita alla difesa della libertà, che questi spostati presumibilmente abusano, è per noi il colmo dell’ipocrisia criminale, ed è questo tipo di ipocrisia che noi pensiamo abbia spaccato questo paese.

Noi scoprimmo che questa era non solo una guerra civile, uno sforzo di un popolo che aveva cercato per anni la propria liberazione da qualsiasi influenza coloniale, ma anche che i vietnamiti che noi avevamo entusiasticamente modellato a nostra immagine erano in difficoltà nel proseguire la lotta contro la minaccia da cui noi presumevamo di salvarli.

Noi scoprimmo che la maggior parte delle persone nemmeno conosceva la differenza tra comunismo e democrazia. Essi volevano solo lavorare nei campi di riso senza elicotteri che li mitragliavano e bombe al napalm che bruciavano i loro villaggi e distruggevano il loro paese. Essi desideravano che tutto ciò che aveva a che fare con la guerra, e in particolare con la presenza straniera degli USA, li lasciasse in pace, e essi praticarono l’arte della sopravvivenza schierandosi con qualunque forza militare presente in quel momento particolare, fossero essi Vietcong, Nord Vietnamiti o Americani.

.Noi vedemmo il Vietnam devastato in egual misura dalle bombe americane e dalle missioni di ricerca e distruzione come dal terrorismo Vietcong – e nonostante ciò noi ascoltammo mentre questa nazione tentava di addossare tutta la colpa del caos ai Vietcong.


Noi inventammo giustificazioni per distruggere villaggi allo scopo di salvarli. Noi vedemmo l’America perdere il suo senso di moralità accettando molto freddamente una My Lai e rifiutando di abbandonare l’immagine dei soldati americani che distribuiscono barrette di cioccolato e chewing gum......
... Noi combattemmo contro queste persone usando armi che io non credo questo paese avrebbe immaginato di usare combattendo nel teatro europeo. Noi guardammo mentre uomini andavano all’attacco sulle colline perché un generale aveva detto che quella collina andava presa, e dopo aver perso uno o due plotoni essi marciavano via per lasciare che i nord vietnamiti rioccupassero la collina. .........
...l’ipocrisia nel nostro risentimento sulle conferenze di Ginevra e l’uso di ciò come giustificazione per la continuazione della guerra, quando noi siamo più colpevoli di ogni altro di violazioni di queste conferenze di Ginevra; nell’uso delle zone di fuoco libero, fuoco di interdizione di disturbo, missioni di ricerca e distruzione, bombardamenti, tortura di prigionieri, tutte pratiche accettate da molte unità nel sud Vietnam. Questo è ciò che stiamo tentando di dire.

Sicuramente il giovane in tuta verdeoliva dai capelli lunghi e dalla coscienza tormentata a quei giorni non immaginava che il suo percorso esistenziale lo avrebbe condotto, nella nomenclatura dei quadri dirigenti del primo presidente nero della storia americana, al ruolo che riveste oggi, al ruolo che rivestiva ieri, qua lo vediamo con la consorte in compagnia dei coniugi Assad, allorquando il feroce tiranno (l'ennesimo “feroce tiranno” a corrente alternata) era un interlocutore di prestigio, pur già iscritto da anni nella scomoda lista di quegli  stati-bersaglio, quell'indice della vergogna dell'Occidente (nella descrizione che ne dette il Generale Wesley Clark “We’re going to take out seven countries in 5 years, starting with Iraq, and then Syria, Lebanon, Libya, Somalia, Sudan and, finishing off, Iran”) stilato dalla più sinistra congerie di soggetti che politica ed affari abbiano mai messi intorno ad un tavolo.

La sua coscienza oggi è ben tranquilla – a quanto pare – nel pianificare l'ennesimo disastro su scala regionale (ed alla fin fine mondiale) ancora sul demenziale binario della delegittimazione dei modelli culturali alternativi all'American-Way-of-life.

Intanto il Medio Oriente, come prima il Nordafrica, va ulteriormente in frantumi, va in frantumi dalle radici, la civiltà tradizionale disintegrata da nuove usanze d'importazione, la cronaca dell'informazione alternativa ci racconta da mesi ( e alla fine anche i media ufficiali non possono più negar l'evidenza) delle schiave sessuali dei mujahiddin qaedisti della Siria, “finalmente” la pruderie della vecchia Segretario di stato Hillary Clinton in merito al Viagra dei soldati di Gheddafi trova la sua rivelazione nei postriboli che ospitano le ragazze di mezzo Maghreb “inviate in missione” a soddisfare col proprio corpo i valorosi combattenti armati da Washington e dai “rigorosi” monarchi Wahabiti del Golfo. Queste sventurate Urì delle banlieue più disperanti anticipano e – direi – sostituiscono quel “paradiso” che mai dischiuderà le proprie porte a tali combattenti.
Dietro la notizia e ben aldilà del suo indicibile squallore c'è il “vero” e sostanziale problema: il progetto di disgregazione di una identità, di una cultura, del rapporto e del ruolo della donna nella società maghrebina e mediorientale, la riduzione del corpo a vera merce, quello di cui gli emancipati liberatori occidentali hanno accusato da sempre la società dell'Islam. Adesso invece con munizioni d'ogni calibro, armi non convenzionali e Viagra arrivano finalmente il progresso e la civiltà anche nelle terre oscurantiste. E le donne a gambe larghe, come pare sia d'uso nei paradisi dei miscredenti, in terra dell'Occidente.

In questi mesi si è a lungo dissertato sul ruolo determinante della Russia (e della Cina) per il mantenimento della questione siriana negli ambiti di una questione il più possibile interna al paese dilaniato da un conflitto sempre più feroce. In effetti la nevrosi interventista di Obama è stata frenata unicamente dalla risolutezza di Putin sull'argomento, al Nobel per la Pace poco interessava che la sua grande democrazia tentennasse nelle manifestazioni di piazza degli americani contrari all'intervento, un intervento in casa d'altri ed oltretutto al fianco di Alqaida, al fianco di Al-Zawahiri, un giorno artefice degli attentati dell'11 settembre ed il giorno dopo, di fatto, alleato contro Assad, due anni prima alleato contro Gheddafi.
Gli americani sanno bene che nel 2012, l'anno scorso, qualcosa come 6.500 reduci (delle decine di guerre che il Nobel non accenna a finire) si sono tolti la vita... e quelli sono cittadini, vicini di casa, figli, fratelli, mariti, padri...

Ma, per tornare alla Russia, da parte di altri commentatori è stata rimarcata la correttezza – anche nel caso libico – di Putin... sull'argomento specifico il sottoscritto ha manifestato in più occasioni la propria diffidenza verso i signori del BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) che con un semplice veto avrebbero impedito la carneficina nordafricana. Nella circostanza siriana le cose sono molto diverse, i rapporti tra Siria e Russia sono decisamente più vincolanti (non per nulla una piccola flotta era già prima del conflitto di stanza in quei porti, le dinamiche della strategia russa in materia di risorse energetiche legano strettamente i due paesi) di quelli con la Jamahiriya, Gheddafi senza doversi atteggiare a gran condottiero alla Saddam in casa propria non accettava flotte di occupazione e la sua allure, decisamente più individualista, non ne faceva un suddito facilmente governabile, la sua fine – sul campo – lo sta a confermare, qualora ve ne fosse ancor bisogno.
No, Putin sulla Libia non è stato – come qualcuno, dalle nostalgie veterostaliniste nemmen tanto recondite, si ostina a predicare – ingannato dalla NATO e dall'ONU, di tutto lo si può accusare fuorché di ingenuità, non è che è stato cresciuto in sacrestia dai salesiani, è stato un vertice del KGB e conosce bene le cose del mondo...e come lui gli altri gerarchi di Cina, India e Brasile, no, con la Libia non c'erano scenari strategici delineati, il leader libico era un soggetto troppo coriaceo per averlo come competitor (con l'Africa al seguito) nella spartizione della torta globale, poteva esser utile sacrificarlo, senza apparire col pugnale insanguinato in mano, tanto ci avrebbero pensato gli altri utili idioti di un'Europa sull'orlo del baratro economico.
Cari compagni dalle nostalgie veterostaliniste, purtroppo se davvero quell'ingenuo di Putin fosse stato un pò filantropico ed avesse esercitato il veto sulla risoluzione ONU 1973 del 2011 (no-fly-zone) avrebbe risparmiato al mondo un bel pò di casini, passati, presenti e futuri ed avrebbe messo almeno un granellino di sabbia nell'ingranaggio della dottrina Brzezinski, quella dell'instabilità...Ma purtroppo anche i più sottili strateghi talvolta restan vittime delle proprie trame, peccato che a rimetterci son sempre i popoli e non più - come in antichità - i tiranni, o una ristretta cerchia di guerrieri. 



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